Guida  alla compravendita degli immobili

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VENDERE CASA

L’erba del vicino non è sempre la più verde. Quando dobbiamo vendere casa nostra di solito ci persuadiamo esattamente del contrario, e cioè che il nostro appartamento sia tenuto meglio di quello dei vicini e che quindi valga di più. Insomma siamo portati a sopravvalutare il suo prezzo, caricando la richiesta anche di un valore affettivo che purtroppo il mercato ben raramente è disposto a riconoscere.
Indovinare il prezzo a cui vendere è la prima regola per cedere la casa in tempi rapidi, soprattutto in una fase di mercato positiva come quella attuale. Il problema è che il giusto valore non è determinabile facilmente e pertanto, se non si ha un acquirente sotto mano, bisogna ricorrere alla consulenza di esperti.

Vendere crea meno problemi rispetto a comprare, non fosse altro per il fatto che il venditore riceve caparre e acconti e ha in mano il bene fino al rogito. La situazione ideale si verifica quando si vende senza avere bisogno della somma per comprare un’altra casa. Quando invece (ed è un caso sempre più frequente) si vende per ricomprare le cose si complicano e se si è sbagliato il prezzo da chiedere sono guai.

 

  

 

• DECIDERNE IL PREZZO

Capita spesso che chi vuole vendere casa propria abbia aspettative esagerate del prezzo che ne potrà ricavare. Avere invece un’idea realistica è una condizione essenziale per riuscire a vendere in tempi ragionevolmente brevi, soprattutto quando si offre un tipo di immobile per cui c’è ampia offerta
Sui fattori che valorizzano o penalizzano un immobile residenziale ci siamo soffermati nei paragrafi dedicati all’acquisto, e in particolare nelle parti dedicate a come si determina il prezzo, alla visita della casa, alla verifica del prezzo. Non ripeteremo in questa sede tutto il lungo discorso. Vale però la pena di sottolineare quattro punti salienti.

Il valore di una casa usata può essere correttamente stimato solo ricorrendo al criterio comparativo: il prezzo viene cioè determinato sulla base delle transazioni effettive avvenute per appartamenti analoghi nella stessa zona della casa che si vuol vendere.
Il piano alto in presenza di ascensore, la pluriesposizione, la presenza di terrazzi e box o posto auto sono fattori che determinano un aumento di valore dell’immobile. Se ad esempio noi abitiamo al sesto piano e il condomino del secondo piano ha venduto una casa esattamente uguale alla nostra a 200.000 Euro milioni, possiamo ragionevolmente chiederne 220.000
Se si ha bisogno di realizzare in breve tempo una regola aurea è non far mai trapelare che ci si trova in stato di bisogno.
Se appena è possibile offrite la casa ai vicini: se sono interessati, potrete spuntare un prezzo più alto di quello di mercato
E’ fuori di dubbio che la fissazione del prezzo di vendita è un momento molto delicato: chiedere troppo poco è ovviamente sbagliato, ma anche sopravvalutare è rischioso perché poi ci si trova di fronte alla necessità di effettuare revisioni al ribasso, mentendosi in una situazione che allunga a dismisura i tempi di vendita e rende anche difficile concludere l’affare se ci si trova di fronte a un acquirente accorto. Questi infatti, di fronte a continue diminuzioni delle richieste si convincerà sempre più di trovarsi di fronte a prezzi sopravvalutati e terrà sempre più duro sulla sua controfferta.

 

  

• DA SOLI O IN AGENZIA ?

In genere ci provano tutti a cominciare da soli, poi di fronte alle prime difficoltà, alle prime perdite di tempo e di fronte all’insistenza dei seccatori ci si pone il problema se fare da sé o dare l’incarico di vendere a un’agenzia.
Se non si decide che fare da soli è un dogma, si pone il problema della scelta dell’intermediario. Il mercato immobiliare è molto frammentato e su piazza ci sono migliaia di agenzie immobiliari. Oltretutto non c’è nemmeno bisogno di entrare in contatto con loro: basta mettere un qualsiasi annuncio di vendita che ci penseranno le agenzie a farsi vive…

Riconoscere un’agenzia con le carte in regola non è molto difficile; un’intera parte del capitolo introduttivo di questo manualetto è dedicata a doveri e diritti dell’agente immobiliare .

Ma chi vende non ha solo il problema di cercare un agente serio, ma anche quello di ricavare il più possibile dalla vendita e il guaio grosso è che gli agenti seri consigliano al cliente valutazioni realistiche, quelli che invece cercano un mandato a tutti i costi sono disponibili ad assecondare i desideri (e talvolta le illusioni) del cliente, ben sapendo che con il passare del tempo il cliente dovrà passare a più miti consigli.

Avendo un’idea abbastanza precisa del valore di mercato dell’immobile le cose si semplificano. Se gli agenti consultati per la valutazione dell’immobile esprimono stime che concordano con le proprie attese (che ovviamente bisogna guardarsi bene dal far conoscere all’agente) si sceglie l’agenzia che, dando tutte le garanzie di serietà, professionalità ed affidabilità effettua una valutazione equa ed equilibrata dell’immobile tenendo conto delle effettive esigenze di chi vende. Se invece non si ha un’idea molto precisa su quanto vale casa propria è meglio, prima di affidare un incarico bisognerebbe sentire più pareri e scartare a priori non solo quelli più bassi della media, ma anche quelli molto più alti. Come abbiamo già evidenziato nel capitolo sull’acquisto della casa un sito come Domusclick, presentando in rete una gran numero di offerte immobiliare, può essere uno strumento utile per farsi un’idea di massima del valore della casa che si intende mettere in vendita, in modo da potere interloquire efficacemente con gli agenti immobiliari chiamati ad esprimere la loro valutazione.

 

 

 

• DOVERI DI UN'AGENZIA

Il mediatore per poter esercitare la sua attività deve rispettare una serie di obblighi, prescritti dalla legge professionale (la 39/89) e dal codice civile (art.1754 e seguenti). Nella redazione dei contratti deve seguire le norme sulle clausole vessatorie introdotto dalla L. 52/96, la cosidetta "Legge Comunitaria", e specificamente quelle previste dall’articolo medesimo.
Innanzitutto deve essere iscritto al ruolo provinciale dei mediatori, tenuto presso le Camere di commercio, e anche l’azienda per cui opera deve essere iscritta alla Camera di commercio per questa specifica attività. Un mediatore serio non aspetta nemmeno che il cliente gli chieda conto della sua iscrizione, ma nel biglietto da visita e nella carta intestata indica il numero di ruolo. Se sorge un dubbio, presso le Camere di commercio è possibile verificare l’informazione.

Il mediatore è tale quando opera super partes,curando gli interessi delle persone che ha messo in contatto; ha diritto a ricevere una provvigione da entrambe le parti se l’affare si conclude, o dalla parte inadempiente se l’affare non si conclude per sua colpa. Ha diritto alla provvigione da entrambe le parti che ha messo in contatto se queste concludono l’affare entro un anno dalla scadenza dell’incarico di mediazione. Ha diritto infine alla provvigione dal cliente da cui ha ricevuto l’incarico in esclusiva se nel periodo di validità del contratto il cliente conclude l’affare per conto suo o con l’ausilio di un altro mediatore.

Figura diversa dal mediatore è il mandatario; questi agisce solo nell’interesse del cliente che gli ha affidato il mandato e non ha diritto di chiedere provvigione alla controparte. Tipico esempio di mandato è quello dato da un proprietario di casa per la gestione dell’affitto dell’immobile. L’inquilino non deve nulla al mandatario.

Chi esercita la mediazione senza averne il titolo perde il diritto di ricevere il compenso dai suoi clienti.

 

  

• IL DECALOGO DELL'AGENTE

Vendere al meglio una casa è difficile; se alcune incombenze bisogna sempre affrontarle direttamente, quasi tutte le altre si possono delegare a un’agenzia; in alcune fasi dell’iter che porta dalla decisione di vendere al compromesso con l’acquirente fare da soli comporta obiettivamente uno svantaggio.
I punti critici che si possono individuare nella vendita di una casa sono numerosi; con uno sforzo di fantasia abbiamo deciso di raggrupparli in dieci; li analizziamo uno per uno, cercando di capire dove il fai da te rischia di risultare controproducente e perché.
I TEMPI

IL PREZZO
DOCUMENTI
IL VALORE DELLA CASA
RISTRUTTURARE
IL MARKETING
LE AGENZIE
IL MUTUO
LA TRATTATIVA
IL COMPROMESSO

  

 

 

• I TEMPI

La prima cosa da fare è avere un’idea precisa dei tempi in cui realizzare la vendita.

Il prezzo che si potrà richiedere e soprattutto l’elasticità che si potrà dimostrare nel corso della trattativa dipendono dai tempi che abbiamo per “chiudere”.

Se dobbiamo vendere una casa ereditata che non abitiamo direttamente e se non abbiamo bisogno immediato di soldi è un conto, se dobbiamo vendere la casa che abitiamo perché ne stiamo comprando un’altra la faccenda cambia d’aspetto.

 

• IL PREZZO

Nel paragrafo dedicato a come si determina il prezzo ci siamo già occupati dell’argomento. Una decisione da prendere è se fare una richiesta più alta (non più del 10%) rispetto al valore di mercato riservandosi un margine per la trattativa o fissarsi su un prezzo ritenuto congruo e non mollare se non le briciole.

Se si opta per la prima soluzione è giocoforza rivolgersi a un’agenzia perché forti riduzioni di prezzo non si possono in genere negoziare in prima persona.

 

• LA DOCUMENTAZIONE

Bisogna sapere chiaramente quanto misura, secondo le regole della superficie commerciale, l’appartamento che si intende vendere. Il venditore non solo è portato a sopravvalutare i pregi e quindi il valore del proprio appartamento, ma anche le sue dimensioni. L’esperienza insegna che in genere più è piccolo l’appartamento più il venditore esagera le sue dimensioni.

Ci sono monolocali di 25 metri quadrati commerciali che il venditore spaccia, in perfetta buona fede, per 40 e che ovviamente non riesce a vendere, soprattutto se si trova di fronte a un potenziale compratore smaliziato (ad esempio perché ha letto i consigli di Domusclick sull’acquisto…).

Sarebbe opportuno preparare una piantina dell’appartamento, da consegnare ai potenziali acquirenti. Pronta poi bisogna tenere tutta al documentazione relativa all’immobile: gli atti che dimostrano il diritto a vendere (il rogito di acquisto, gli atti relativa alla successione se l’immobile è pervenuto per via ereditaria), i documenti che dimostrano la regolarità urbanistica dell’immobile e le eventuali domande di sanatoria edilizia.

Si deve mettere a disposizione del potenziale acquirente tutta la documentazione relativa al condominio (spese e verbali di assemblea) degli ultimi anni. Se infine l’abitazione è occupata occorre fornire la documentazione relativa al rapporto di locazione in essere: contratto, eventuale disdetta e documentazione relativa all’eventuale procedura di rilascio (lo sfratto).

 

 

• IL VALORE DELLA CASA

Riflettere con obiettività sui plus della propria casa è importante. Si tratta di trovare quegli aspetti da evidenziare, senza troppa enfasi, all’acquirente.

I plus possono anche riguardare il quartiere e i servizi offerti, non sempre conosciuti da chi vorrebbe comprare. Questa analisi andrebbe compiuta anche quando si intende vendere tramite agenzia. Ora, siccome tutti credono di abitare nella casa più bella del mondo questo compito non è difficile. Il problema è compiere anche l’operazione inversa e cercare anche i minus, i punti negativi, dell’appartamento. Per questo bisogna fare quello che fa un mediatore professionale: sempre guardando con distacco l’immobile e cercare le obiezioni all’acquisto di un potenziale cliente.

I punti critici possono essere debolezze all’interno dell’appartamento, come gli intonaci da rifare o le piastrelle mal conservate, oppure difficoltà legate all’ubicazione dell’edificio, come la mancanza di parcheggio o una pizzeria al piano terra.

Per le carenze dell’appartamento inutile farsi illusioni: più sono costosi i lavori di ristrutturazione necessari più il prezzo della casa scende. Della altre difficoltà, invece, bisogna rendersi conto e, senza sbandierarle a chi vuol comprare (questa non sarebbe trasparenza, ma autolesionismo), bisogna trovare per ognuna una giustificazione.

 

• RISTRUTTURARE UN IMMOBILE

La battuta è di Claudio Lossa, presidente degli agenti immobiliari aderenti al Caam di Milano e siccome è buona la riportiamo: “Se devi presentarti a un colloquio di lavoro un vestito mal ridotto si nota meno di una cravatta sgualcita; cambiando la cravatta si fa miglior figura spendendo pochi soldi. Lo stesso bisognerebbe fare quando si vuol vendere una casa”.

Traducendo nella pratica: non vale la pena di effettuare grandi lavori di ristrutturazione nella speranza di vendere meglio.

La casa però deve dare l’impressione di essere stata tenuta bene: mettere una tappezzeria nuova non ha senso perché potrebbe non piacere (succede a essere ottimisti 99 volte su cento…) al potenziale cliente, che quindi ne metterebbe comunque in conto il rifacimento e non sarebbe pertanto disponibile a valutare di più la casa.

Fare piccoli rappezzi dove la tappezzeria è rovinata invece porta il cliente ad avere una buona impressione su come il venditore ha tenuto la casa.

 

• IL MARKETING

Stabilito il prezzo e preparata la casa si può passare alla promozione della vendita. Le perdite di tempo e di denaro necessarie quando si opera da soli si evitano rivolgendosi a un mediatore.

L’attività di marketing deve rivolgersi in due direzioni: il target mirato (marketing di quartiere), il target indifferenziato (gli annunci sui giornali). In una grande città molto spesso chi compra non cambia quartiere, perciò bisogna innanzitutto pescare nella propria zona.

I metodi possono essere diversi. Si può scrivere una lettera, da distribuire ovviamente a mano, agli abitanti dei palazzi vicino all’appartamento. Si possono poi realizzare volantini da infilare sotto i tergicristalli delle auto. Gli esperti consigliano di non badare troppo alla perfezione. Un foglio di carta tagliato male, scritto con pennarello e poi fotocopiato attira di più di un volantino vergato con gli eleganti caratteri di un computer, perché fa “privato”.

Naturalmente queste operazioni richiedono un investimento in carta, fotocopie e soprattutto in tempo e buona volontà. Se non se ne dispone, bisogna prevedere una spesa aggiuntiva per la distribuzione. Uno strumento sempre valido è il cartello “vendesi” esposto sul portone d’ingresso o sulla cancellata di recinzione dell’edificio in cui è situata l’unità immobiliareUn altro costo è quello delle inserzioni sui giornali. Sui quotidiani c’è da mettere in preventivo una spesa non indifferente. L’inserzione senza grassetto o posizioni particolari sui giornali di annunci gratuiti non costa nulla, me serve a poco.

Anche in questo caso, se si vuole un po’ di evidenza o la certezza sulla data di uscita bisogna mettere le mani al portafoglio. Un’ottima idea è quella di effettuare un annuncio su un portale specializzato come Domusclick; in questo caso si può effettuare una descrizione completa dell’immobile ed allegare anche una fotografia senza spendere nulla ed avere anche la ragiovenole aspettative di essere contattati da persone che, avendo effettuato a monte uno screening delle proprie esigenze, siano realmente interessate all’appartamento.

Come abbiamo già detto nella parte sulla ricerca delle informazioni nel capitolo dedicato all’acquisto non bisogna mai limitarsi a percorrere una sola delle strade possibili, ma bisogna farle tutte.

 

• IL RAPPORTO CON LE AGENZIE

Vi siete messi in mente di non pagare nessuna provvigione, ma non riuscirete in nessun modo a sfuggire ai procacciatori di affari, che nonostante tutti gli avvertimenti: “no intermediari” vi telefoneranno dicendovi che hanno clienti disponibili da acquistare, che il prezzo da voi richiesto è basso e che loro possono ottenere molto di più ecc. E’ un problema che avendo dato l’incarico a un’altra agenzia vi evitereste.

Che cosa fare? Si possono suggerire due diverse strategie di comportamento, partendo dal presupposto che l’interesse di chi vende non è certo quello di evitare che un mediatore guadagni la su provvigione quanto quello di ottenere il massimo dalla vendita:
La prima consiste nel valutare la serietà della persona che vi si propone e, se ne siete convinti, affidargli un incarico non esclusivo e a un prezzo che, dedotte le provvigioni, sia più alto di quello che vi siete proposti di ottenere facendo da soli. La seconda invece è dire all’agente che si propone di portarvi a casa un cliente che siete disposti a fargli visitare l’immobile solo a condizione che vi rilasci una dichiarazione scritta e firmata con cui afferma di operare in qualità di mandatario dell’acquirente e che rinuncia a ogni richiesta di provvigione nei vostri confronti.

In nessun caso bisognerebbe far visitare la casa a un cliente accompagnato da un’agente con cui non vi siano accordi scritti.

 

• IL MUTUO DEL CLIENTE

Molto spesso chi compra casa non è in grado di pagare in contanti. Tra i servizi che offre l’agenzia immobiliare c’è sempre anche la ricerca del finanziamento bancario. Il venditore non può offrire direttamente questo servizio, ma può chiedere alla sua banca e agli sportelli di altri istituti vicino a casa sua quanto costa un finanziamento. Se sulla casa è già accesa un’ipoteca, con il potenziale acquirente si può anche discutere della convenienza di mantenere il mutuo senza stare a fare due atti notarili. Ad esempio, se il mutuo è un finanziamento a tasso fisso acceso tra il 1998 e il 1999 non vale assolutamente la pena di chiuderlo. Se ha bisogno dei soldi, il compratore finirà nove volte su dieci per rivolgersi alla sua banca, ma farsi vedere informati deporrà sulla vostra serietà e potrà convincere il potenziale acquirente che attraverso un mutuo può permettersi l’acquisto di una casa come la vostra.

 

• LA TRATTATIVA

Il margine di trattativa che potrete riservarvi con il potenziale acquirente è minima: non più di qualche punto percentuale. L’agente ha su di voi il vantaggio che una volta vista la casa può richiamare l’aspirante compratore, dicendogli che il proprietario è disposto a scendere. Il privato questo evidentemente non lo può fare. Un privato che di colpo accetta una controfferta più bassa poniamo del 20% nel migliore dei casi dà l’impressione di aver bisogno di vendere in tempi stretti o fa venire il sospetto che il rezzo richiesto fosse veramente fuori mercato. Solo di fronte a una controfferta non molto lontana dalla richiesta può tenersi una porta aperta. In questi casi il consiglio degli esperti è quello di non dire subito né sì né no, ma accampare una scusa. La più classica: “Devo chiedere a mia moglie. Richiamo domani”.

 

IL COMPROMESSO

Il compromesso, come abbiamo esaminato in un apposito paragrafo, è un ostacolo duro da superare. Con l’agente immobilaire non ci sono problemi: siccome prende la provvigione da due parti, cura l’interesse di entrambi i contraenti e stipula un contratto equilibrato.

Per chi fa a meno dell’agente ci sarebbe il ricorso al notaio. E’ la migliore garanzia di un contratto inattaccabile dal punto di vista giuridico, ma l’acquirente spesso non ha alcuna convenienza a fare questi passo: il compromesso stipulato da un notaio deve essere obbligatoriamente trascritto, con tutti costi che l’operazione comporta e che in una trattativa tra privati destinata a perfezionarsi con il rogito nel giro di poche settimane in genere non vale la pena di affrontare.

Ma c’è di più: il prezzo indicato nel compromesso deve essere lo stesso che comparirà sul rogito, cosa che, per motivi fiscali, potrebbe non risultare particolarmente gradita al compratore. Un avvocato va egualmente bene dal punto di vista della precisione giuridica, ha però il difetto di non essere un professionista super partes, ma di curare l’interesse di chi lo paga.

Quando le cose stanno così, non rimane che una soluzione: le due parti consultano ognuna il proprio legale e poi i due avvocati stilano il compromesso. La cosa funziona, ma mettendo nel conto finale, oltre al tempo impiegato e alla fatica già affrontata, anche la parcella dei legali ci si dovrebbe domandare: ma ho proprio risparmiato facendo da me? Non era forse meglio delegare sin dall’origine tutti i problemi a un agente immobiliare?

 

  

• LA PERMUTA

Da un punto di vista tecnico la permuta avviene quando si scambiano beni o servizi di valore diverso compensando la differenza a favore di chi vende merce di maggior pregio. In campo immobiliare la permuta diretta, cioè lo scambio di case tra due persone, è un evento veramente raro.
La permuta diretta degli immobili, quando entrambi i soggetti sono privati e quindi non sottoposti e regime Iva, ha vantaggi fiscali notevoli: le tasse si pagano solo sull’immobile di maggior valore e, poiché si effettua un unico atto, si risparmia molto anche sulla parcella del notaio.

Nonostante queste opportunità la permuta diretta avviene molto raramente, perché è difficile far combaciare perfettamente le esigenze di compratore e venditore. Bisognerebbe trovare contemporaneamente, ad esempio, una acquirente che vuole una casa più piccola e uno che ne desidera una più grande.

Oltre a questo operazione, con precisi connotati giuridici e fiscali, sul mercato vengono identificate con il nome di permuta altre operazioni dette anche, con evidente richiamo al mondo dell’auto, del ritiro dell'usato. Nella cantieristica capita, soprattutto nelle fasi meno brillanti di mercato e quindi non adesso, che chi vende un'abitazione sulla carta accetti in conto vendite la vecchia casa di chi intende acquistare. L'operazione non presenta particolari rischi, a condizione naturalmente che il prezzo di ritiro sia adeguato e che sia ben specificato che si lascerà il vecchio appartamento solo quando sarà abitabile quello nuovo. Non si gode però dei vantaggi fiscali sopra ricordati perché una delle parti è sicuramente soggetto Iva e non si possono compensare tra loro Iva e imposta di registro. Per il costruttore l'operazione non è esente da problemi, perché o si intesta direttamente l'appartamento con un rogito, e quindi praticamente butta via i soldi delle tasse di registrazione, o si fa rilasciare una procura a vendere (come succede per le auto), creandosi però grossi problemi fiscali. Comunque, analogamente a quello che succede per le autovetture, dove nessuno ritira una vecchia macchina di grossa cilindrata per vendere un’utilitaria nuova, il costruttore prende in considerazione l’ipotesi di ritirare la casa dell’acquirente solo se questa vale considerevolmente meno di quella che intende vendergli. Altra cosa è quando il costruttore accetta un incarico di vendita, affidando l’incombenza alle agenzie di intermediazione con cui è collegato: qui si instaura un normale rapporto tra cliente e agenzia.

Non bisognerebbe invece mai credere alle promesse (sempre più rare in verità) delle agenzie che garantiscono il ritiro dell'usato. A parte il fatto che la medesima società non può legittimamente esercitare l’intermediazione e il trading, i margini di guadagno dei mediatori non giustificano mai l'acquisto diretto di un immobile pur di venderne un altro. O perlomeno non giustificano l'acquisto a un prezzo equo. Se il mediatore si dice disposto a comprare lui la casa si può star certi che il prezzo di stima è notevolmente più basso di quello reale.

 

 

• IL MARKETING

I problemi di chi vende e di chi compra sono speculari; c’è forse un solo campo in cui il potenziale acquirente e il venditore hanno un approccio totalmente diverso. Chi vuole comprare non si poneil problema se passare attraverso un’agenzia o trattare con un privato: a lui interessa comprare al meglio la casa che gli serve. Chi vuol vendere invece deve decidere se far da solo o dare un incarico a un’agenzia immobiliare. Chi compra non sceglie il mediatore, chi vende sì.
Fare da soli può apparire a prima vista come la soluzione più interessante perché comporta il risparmio delle provvigioni richieste dall’agenzia per gestire e realizzare la vendita; i problemi da affrontare però sono tanti, senza contare che spesso, dopo perdite di tempo, qualche costo e molto impegno, non essendo riusciti a realizzare la vendita in proprio, si è costretti a rivolgersi comunque a un’agenzia immobiliare. Comunque se si decide fare da soli è necessario fare un po’ di marketing dell’immobile, cioè a promuovere la vendita attraverso tutti i canali possibili: quelli più tradizionale e quelli innovativi, come Internet.

Una volta trovato il potenziale acquirente l’iter che porta davanti al notaio, dalla sottoscrizione della proposta di acquisto alla redazione del compromesso, crea meno problemi a chi deve vendere rispetto a chi compra. Effettuato il rogito rimangono solo poche incombenze: il pagamento dell’Invim, se dovuta, la denuncia alla Pubblica sicurezza, le variazioni Ici e tassa rifiuti.

 

  

PER CHI COMPRA

 

 

• ACQUISTARE CASA

Se si dovesse credere alle apparenze, trovare casa dovrebbe essere molto semplice: basta guardare i cartelli per strada, leggere i giornali specializzati, e, da qualche tempo, navigare un po' sul Web per trovare migliaia di offerte. L'unico problema, semmai, dovrebbe essere l'imbarazzo della scelta.
La realtà dimostra che le cose possono andare molto diversamente: la ricerca spesso diventa un estenuante tour de force, che non di rado si conclude stipulando due compromessi. Il primo con il venditore. Il secondo, con le aspirazioni che si avevano all'inizio della ricerca.

Per limitare le perdite di tempo e lo stress da ricerca bisogna prima chiarirsi che cosa si vuole, quanto si può effettivamente spendere (capendo prima di ogni altra cosa se si può acquistare in contanti o no), come e dove cercare.

Poi bisognerebbe conoscere qualche trucco del mestiere: di norma si compra casa uno o due volte nella vita, ma non c'è bisogno di grande studio per mettere in atto le precauzioni che permettono di valutare la congruità di un prezzo e la validità di un'offerta.

Le transazioni immobiliari presentano, nell'iter che porta dall'avvio della trattativa al rogito, qualche insidia: possono essere problemi dell'immobile stesso (irregolarità urbanistiche, ipoteche) o del venditore. Per questo è necessario, prima di avviare una trattativa, avere gli elementi che permettano di "pesare" sia la casa sia chi la offre.

Infine, una volta condotta a termine la trattativa, si devono fare i conti con il Fisco che vuole il suo e anche qui un po' di accortezza è indipensabile: se c'è il modo per ottenere le agevolazioni prima casa non bisogna farsi scappare l'occasione.

 

 

• QUANTO SPENDERE

Nelle nostre leggi, quando si deve indicare un criterio di comportamento economico, si parla spesso della “diligenza del padre di famiglia”. La prima regola del buon padre che vuole amministrare i beni dei suoi cari è non fare mai il passo più lungo della gamba. E’ un criterio che deve valere più che mai quando si progetta l’acquisto di una casa.
Il primo aspetto da valutare è il proprio patrimonio. La cosa è semplice se si dispone di congrui risparmi e non si ha bisogno di vendere un altro immobile per comprare. In questo caso si decide quanta parte del proprio portafoglio vada lasciato in beni più liquidi (azioni, fondi, obbligazioni ecc) e il calcolo è bell’e fatto.

Nell’esperienza quotidiana, però, si riscontra che un’ipotesi come questa avviene raramente. Nella stragrande maggioranza dei casi chi compra una casa in cui andare ad abitare o lo fa per migliorare la propria situazione (appartamento più grande, più prestigioso, meglio ubicato ecc) o per necessità (giovani che stanno dando vita a un nuovo nucleo familiare, famiglia sfrattata dall’alloggio in affitto) Nel primo caso di norma la somma necessaria per poter comperare la casa nuova si ottiene grazie al contributo decisivo della vendita della casa vecchia; nella seconda ipotesi quasi sempre per comperare è necessario accendere un mutuo.

Se si compra dovendo prima cedere il vecchio alloggio la priorità assoluta è mettere in budget la cifra che si potrà ricavare dalla vendita della casa in cui si abita, effettuando una stima estremamente prudenziale. Se invece si sa già a priori che bisognerà ricorrere a un mutuo il calcolo andrà fatto sul reddito attuale, partendo dal presupposto che una banca di norma non stipula mai mutui che comportino per il debitore il pagamento di una rata superiore al 25-30% del reddito accertabile. Questo, indipendentemente dal valore dell’immobile dato in garanzia.

Infine, non bisogna dimenticare che i propri conti vanno fatti sulla spesa effettiva e non sul prezzo a cui si comprerà la casa. Al prezzo di acquisto, infatti, vanno sommate altre quattro voci, due inevitabili, il notaio e le imposte, due eventuali, l’intermediazione e il trasloco. Sono aspetti che analizziamo dettagliatamente in altre parti. Qui però può essere utile un piccolo riassunto.

 

 

• GLI OBIETTIVI DELL'ACQUISTO

Gli scacchisti più brillanti tendono a semplificare il gioco, proponendo e accettando scambi di pezzi, fin quando sulle caselle non restano solo il Re e pochi altri pezzi a difesa. In questo modo la partita diventa più lineare ed è più facile giungere all’obiettivo finale. La strategia di ricerca di una casa in un certo senso dovrebbe assomigliare a quello dello scacchista: si eliminano a poco a poco tutte le possibilità non interessanti per concentrarsi su un obiettivo reale.
E di scelte da fare, di opzioni da scartare ce ne sono davvero tante. La prima, non da poco, è decidere se si vuole vivere in una casa indipendente o in un condominio. Entrambe le soluzioni hanno pro e contro, non c’è maniera per sciogliere il dilemma in maniera obiettiva.

La casa indipendente offre due svantaggi non da poco: presenta sicurezza minore rispetto all’appartamento in condominio e ha costi di gestione più alti. Non solo: nei grandi centri urbani le case indipendenti sono poche e hanno prezzo considerevolmente superiore rispetto alle abitazioni in condominio, quindi, a parità di budget, è necessario mettere in conto di trasferirsi fuori città.

Dobbiamo però aggiungere che, soprattutto se si è disposti ad andare fuori città, il dilemma non si pone proprio in termini di aut aut. Esiste infatti una soluzione di compromesso: il cosiddetto condominio orizzontale. Si tratta di complessi di ville singole o a schiera organizzate con servizi comuni Garantiscono indubbiamente maggiore sicurezza delle case isolate e abbattono in maniera significativa le spese di gestione: lo scotto da pagare è una minore privacy.

Risolta questa prima questione si può passare a esaminare le caratteristiche più significative dell’immobile che ci interessa.

 

 

• DOVE CERCARE CASA

Strategia, costanza, un po’ di fortuna: è il mix che serve per cercare casa. La soluzione più comoda sarebbe rivolgersi a un’agenzia immobiliare di fiducia incaricandola di selezionare gli immobili confacenti alla proprie esigenze.
Per questo il primo passo da compiere può senz’altro essere attivare una agenzia perché ci contatti non appena dispone di un immobile che potrebbe adattarsi alle nostre esigenze, ma ciò non toglie che bisogna anche muoversi direttamente.

Oltre alle richiesta in agenzia si possono identificare cinque metodi di ricerca, tutti compatibili tra di loro, di certo saranno più laboriosi, ma comunque validi:

Il “passa parola”: si chiedono notizie ad amici e parenti, si mette in giro la voce in ufficio che si è alla ricerca di una casa di un certo tipo o in una certa zona ecc.; se si è particolarmente interessati a un certo stabile si chiedono informazioni alla custode e all’amministratore, le due persone che di solito sanno se qualcuno sia intenzionato a vendere prima che lo sappia l’interessato…

I cartelli “vendesi” affissi ai portoni: si “batte” la zona di interesse e si prende nota del numero di telefono di chi vende. E’ un sistema che offre il pregio di consentire un primo “screening” dell’immobile, consentendo di dare una sommaria valutazione dell’edificio e che ha anche il grande vantaggio di consentire una migliore conoscenza della zona in cui si cerca.

Le inserzioni pubblicitarie sui quotidiani e sui giornali di annunci. E’ il più classico dei sistemi, ma è anche quello che forse porta al maggior dispendio di tempo. Le inserzioni sono di solito molto sintetiche: quelle a pagamento per comprensibili ragioni economiche, quelle gratuite perché in genere il giornale mette un limite di ingombro, e spesso la sintesi in questo campo diventa sinonimo di informazione parziale o vaga.

La ricerca su Internet. Ci sarà consentito, crediamo, un peccato veniale di…interesse privato in atti di ufficio e quindi di spezzare una lancia in favore della ricerca sul web.

Tutti questi metodi comunque sono validi se raggiungono lo scopo, come più o meno direbbe Machiavelli. A priori, però, bisogna mettere in conto tempo ed energie (più mentali che fisiche, per la verità). Insomma cercare casa è un lavoro e se fatto da professionisti risulterà più agevole e proficuo.

 

 

• LA TRATTATIVA

Siete convinti di aver trovato la casa giusta: bene, è il momento di non farsela scappare. Se nella fase della selezione è giusto prendersi un po’ di tempo per valutare bene l’affare, una volta che le informazioni necessarie sono state raccolte, è necessario avviare le procedure di acquisto.
Alcune sono obbiettivamente importanti; altre invece possono essere importanti per qualcuno, meno per altri. Un esempio su tutti: se non si amano i mezzi pubblici e si è fanatici dell’auto non ha senso spendere di più per comprare una casa vicino al metrò.

Su alcuni aspetti, però, bisogna essere completamente convinti:

Il prezzo, la zona e la via, il tipo di stabile, la dimensione e il taglio dell’unità ed il piano.
Se vanno bene tutti e cinque si può avviare una trattativa. Attenzione, negoziare non significa solo “tirare sul prezzo”, anche se questa è nella quasi generalità dei casi la priorità.

La “malleabilità” in fatto di prezzo da parte del venditore dipende sostanzialmente dal bisogno che ha di vendere e dalla fase di mercato. I prezzi sono sempre trattabili, ma in una fase di mercato positiva come questa, la “forbice” tra pezzo richiesto e prezzo finale di vendita si è molto ristretta. Si può provare a fare una controfferta al ribasso tra il 5 e il 10% e stare a vedere. Provare a offrire molto meno può significare solo due cose: o che non si tiene particolarmente a quella casa o che si ritiene il prezzo richiesto fuori mercato. In entrambi i caso però non si capisce perché si sia perso il tempo a trattare l’acquisto.

 

 

• IL NOTAIO

Il contratto con il quale un immobile cambia ufficialmente di proprietà deve essere stipulato da un notaio. E’ una regola che, nei passaggi di proprietà tra persone vive ha una sola eccezione: l’acquisto di un immobile a un’asta giudiziaria. In questo caso, infatti, la sentenza di aggiudicazione sostituisce il rogito.
Il passaggio di proprietà può avvenire in due forme: la scrittura privata autenticata e l’atto pubblico. Da un punto di vista formale la differenza non è da poco: con la scrittura privata il notaio prende atto delle dichiarazioni rese dai contraenti e ne attesta l’identità autenticandone le firme, con l’atto pubblico invece il notaio garantisce di aver controllato la veridicità delle affermazioni contenute nel contratto.

Nella realtà qualsiasi notaio scrupoloso prima di redigere l’atto controlla, a prescindere dalla forma con cui redigerà l’atto, che il venditore possa legittimamente alienare l’immobile. A ogni buon conto, è meglio incaricare espressamente il notaio di compiere gli accertamenti.

Il notaio si incarica sempre si pagare le imposte di registro, ipotecaria e catastale a carico dell’acquirente (che, invece, nel caso di trasferimento sottoposto a Iva deve pagare questa imposta al venditore) e l'Invim a carico del venditore, curare la trascrizione dell'atto alla conservatoria e deve comunque risarcire le somme percepite e i danni quando l'atto risulta nullo per una causa a lui imputabile

I costi professionali dell’atto variano moltissimo a seconda della difficoltà della transazione, degli accertamenti ipotecari e catastali necessari, del prestigio dello studio cui ci si affida. Alla base c’è comunque la tariffa professionale e su quella è possibile avere un’idea di massima del costo.

La scelta del professionista tocca all’acquirente perché a lui tocca anche pagare la parcella. Ci sono casi in cui però non vale la pena di impuntarsi sulla scelta. Quando la casa è in costruzione oppure si tratta del frazionamento di un immobile è consigliabile rivolgersi al notaio del venditore, perché sa già tutto dell’immobile, i tempi sono più rapidi e presumibilmente sono ridotti anche i costi.

 

 

• IL ROGITO

E' il documento finale, l'atto di vendita vero e proprio. Tutti i dubbi devono essere chiariti già nel compromesso, che sarà la base per la stesura del rogito fatta dal notaio. Comunque va verificata la piena conformità del rogito ai patti stipulati nel compromesso.
Quando si giunge al rogito si ha la garanzia di essere tutelato da un professionista super partes. Due raccomandazioni però potrebbero tornare utili. Il primo è ricordare che in caso di comproprietà, per la validità dell'atto occorre che sia firmato da tutti i comproprietari, alla presenza del notaio, oppure che abbiano dato una procura a un loro rappresentante.

La seconda: è assolutamente indispensabile che, al rogito, la casa risulti davvero libera da ipoteche, servitù e altri vincoli. Anche se tutte le rate di un precedente mutuo sono state pagate, l'ipoteca resta in vita se nessuno si preoccupa di estinguerla. E' vero che manca chi potrebbe farla scattare, dato che il vecchio debito è stato saldato, ma non fidarsi è meglio, neppure di fronte all'esibizione delle cambiali pagate da parte del venditore e comunque, poiché cancellare un’ipoteca ha un costo, in quanto occorre l’intervento di un notaio e occorre pagare un’imposta per l’aggiornamento dei Registri immobiliari, è opportuno che questo venga fatto dal venditore ed a sue spese. Se già non si è provveduto prima è quindi necessario che sul rogito figuri che il venditore affida questo incarico al notaio rogante accollandosene tutti gli oneri. Qualora invece il compratore accetti l'accollo di un mutuo in corso, bisogna fare i calcoli con la massima precisione del debito residuo (capitale da rimborsare).

 

 

• LE IMPOSTE DA PAGARE

Quando si stipula un rogito l’Erario batte cassa. E non si tratta di richieste moderate. In genere quello fiscale è il costo accessorio più rilevante connesso a un passaggio di proprietà. Tutte le imposte, tranne l’Invim, in vigore fino al 31 dicembre 2002, sono a carico del venditore.
Le imposte a carico dell’acquirente si calcolano sulla base del valore dichiarato al rogito (per l’Invim le cose vanno in maniera diversa); il Fisco però giudica congruo (cioè, non effettua accertamento) un prezzo dichiarato pari a 100 volte la rendita catastale.

Una tabella riepilogativa può forse meglio riassumere i termini della questione; come si può constatare su un valore di 100 mila euro avremo cinque diverse imposizioni, in scala ascendente

Prima casa acquistata da privato: 4.000,00 euro
Prima casa acquistata da impresa che vende con Iva: 4.000,00
Casa senza agevolazioni acquistata da privato: 11.000,00
Casa senza agevolazioni ma non di lusso acquistata da impresa che vende con Iva: 10.325,00
Casa di lusso acquistata da impresa che vende con Iva: 20.325,00

 

 

• IMPOSTA SUL VALORE AGGIUNTO (IVA)


Viene pagata solo nel caso in cui a vendere sia un’impresa che costruisce, ristruttura o commercializza immobili. L’aliquota è del 4% se l’acquirente ha i requisiti per le agevolazioni prima casa, del 10% nel caso di trasferimento ordinario, del 20% se la casa ha requisiti per essere considerata di lusso.

 

 

• IMPOSTA DI REGISTRO


Se a vendere è un privato o un’impresa diversa da quelle che vendono con Iva l’imposta di registro è del 3% sul valore dichiarato se l’acquirente ha diritto alle agevolazioni prima casa, del 7% se invece non ha diritto alle agevolazioni; quando la vendita avviene con Iva l’imposta di registro è sempre dovuta nella misura fissa .

 

 

 

• IMPOSTA CATASTALE O IPOTECARIA


Se a vendere è un privato o un’impresa che non applica l’Iva sono di 250,00 euro fisse se l’acquirente ha diritto alle agevolazioni prima casa; del 3% negli altri casi; sono sempre di 250,00 euro fisse se a vendere è un’impresa.

 

 

• AGEVOLAZIONI FISCALI

Tra un acquisto agevolato e uno ad aliquota ordinaria possono correre differenze di decine di milioni. Per questo bisogna conoscere bene i propri diritti e sfruttare se possibile le opportunità concesse dalle leggi.
Le agevolazioni si ottengono purché si rispettino determinate condizioni, previste del Dpr
26 aprile 1986, n. 131. Esse sono:

Per ottenere gli sconti fiscali non si devono compilare moduli o richieste: basta far presente al notaio, al momento del rogito, di trovarsi nelle condizioni previste. Le dichiarazioni mendaci sono punite con il pagamento di tutta l'imposta più il 30%. Dell'agevolazione si può beneficiare più volte, senza limite, purché ci siano le altre condizioni, ma soprattutto purché non si possiedano altre abitazioni comprate usufruendo delle stesse agevolazioni per la prima casa. E' quindi possibile vendere casa e comprarne un'altra, sempre con lo sconto fiscale, purché l'acquisto avvenga successivamente alla vendita.

Per cinque anni la casa non deve più essere posta in vendita né donata, altrimenti le agevolazioni decadono e bisogna pagare la differenza a suo tempo risparmiata, nonché una soprattassa del 30%. Se però, entro un anno dalla rivendita anticipata, si provvede ad acquistare un'altra abitazione principale, le sanzioni non scattano. Le agevolazioni si applicano anche all'acquisto di box, solai, cantine e posti auto se questi immobili se sono pertinenza dell'abitazione principale, cioè destinati a chi vi abita.

Qualche parola, infine, per le rare case considerate di lusso. A grandi linee alla categoria appartengono gli immobili classificati in categoria catastale A1, A8 e A9. Le caratteristiche discriminanti sono elencate dal D.m 2 agosto 1969..

 

 

• INTESTARE L'IMMOBILE

A volte è l’eccessiva generosità o l’eccessiva fiducia nell’aver trovato il partner eterno, per cui un fidanzato/a paga tutta la casa e ne intesta una quota al partner; altre volte sono meno nobili motivazioni fiscali. Di fatto spesso succede che chi paga non abbia intestato l’immobile per le quote di sua spettanza.
E’ un comportamento statisticamente molto a rischio: quando un matrimonio finisce il non aver definito con chiarezza al tempo opportuno la situazione patrimoniale acuisce inevitabilmente i contrasti.

Non va dimenticato che secondo la nostra legislazione se i coniugi non fanno un’esplicita scelta di separazione dei beni, il patrimonio acquisito dopo la stipula del matrimonio entra a far parte di una comunione, per cui l’acquisto di una casa da parte di una persona sposata in regime di comunione dei beni è di fatto realizzato da entrambi i coniugi a meno che, ma la prova è spesso difficile da dare, il coniuge acquirente non riesca a dimostrare che i soldi occorrenti all’acquisto sono tutti e legittimamente solo suoi (ad esempio, perché frutto di investimenti effettuati prima del matrimonio, o perché ereditati).

Tenuto conto dei costi rilevanti (tasse e notaio) necessari per modificare successivamente l’intestazione di un immobile il consiglio è di riflettere bene su quale soluzione adottare, tenendo presenti tutti gli aspetti di rilievo sotto il profilo civilistico, fiscale, successorio e familiare.

Vista la complessità della materia e le diverse sfaccettature del problema, è bene affrontarlo per tempo con l’aiuto di un professionista di fiducia: (notaio, commercialista ecc).

 

 

 

• CONSIGLI UTILI


COSE DA FARE

-Capire che cosa veramente si vuole
-Distinguere le caratteristiche irrinunciabili da quelle gradite ma non indipensabili
-Valutare quanto si può spendere complessivamente
-Stimare i costi accessori della transazione
-Combinare più metodi di ricerca

COSE DA NON FARE


-Mettersi a cercare immobili incompatibili con le proprie reali possibilità finanziarie
-Pensare di indebitarsi per oltre il 30% del proprio reddito
-Rispondere ad annunci poco chiari
-Investire somme per annunci di ricerca a pagamento, a meno che non si cerchi un immobile veramente esclusivo
-Dare indicazioni vaghe su quello che si cerca a un’agenzia immobiliari

 

  

• VALUTARE IL PREZZO DI MERCATO

A Parigi è conservata alla temperatura costante di 4° una barra di platino che misura esattamente un quarantamilionesimo del meridiano terrestre. Per convenzione la lunghezza di quella barra è il metro lineare e da lì non si sgarra. Quando si passa invece a misurare la superficie di un appartamento è facile scoprire che la misurazione di un metro può essere effettuata in maniera assai più elastica.
Siccome il metro quadrato è il riferimento base per il prezzo (anche se nel rogito poi la vendita avviene a corpo e non a misura) una buona norma di comportamento per il potenziale acquirente quando visita un appartamento è di farsi dare una piantina dell’alloggio e verificarne, magari con l’aiuto di un professionista, la scala e l’aderenza alla realtà. Ma, prima ancora, si potrebbe agire in maniera più empirica, portandosi dietro un metro (di quelli tarati sulla barra di platino di Parigi…) e prendendo direttamente in loco le misurazioni.

Qui entra in gioco un aspetto davvero importante: le case non si misurano sulla base della superficie “calpestabile”, ovvero sugli spazi effettivamente utilizzabili per abitare, ma bensì sulla base della cosiddetta “superficie commerciale”.

Come si calcola? Oggi non è possibile dare una risposta univoca, perché in materia valgono gli usi provinciali, raccolti dalle camere di commercio. In alcuni casi gli usi prevedono norme molto dettagliate. Nella pratica però si adotta una schema un po’ più semplificato. La superficie commerciale si ottiene addizionando i vari elementi in questo modo:

La superficie totale dell’unità immobiliare comprensiva dei muri interni considerata al 100%
La superficie dei muri perimetrali confinanti con altri immobili o con parti comuni dell’edificio al 50% ed al 100% quella dei muri perimetrali non confinanti. I muri delle case indipendenti vengono sempre stimati al 100%
Il 50% della superficie dei balconi e, generalmente, 1/3 della superficie del terrazzo
Il 10% dei giardini di proprietà esclusiva
In genere cantine e solai in genere non rientrano nel computo, mentre i box e i posti auto vengono stimati a corpo e non a misura.

Si tratta, teniamolo presente, di percentuali di massima, soprattutto per quanto riguarda balconi e terrazzi. Infatti in questo caso molto conta anche il piano e l’affaccio. Un terrazzo al primo piano che dà su un parco condominiale può al limite valere più dello stesso terrazzo a piano alto, mentre al contrario un terrazzo basso che affaccia su cortile in cemento circondato da altre costruzioni o da box ha valore molto basso.

Coefficienti di piano

Stabile con ascensore
 

piano seminterrato

-30%

piano terra

-20%

piano terra con giardino

-15%

piano primo

-10%

piano secondo

-6%

piano terzo

-3%

piano quarto

0%

piano quinto

+5%

ultimo piano

+10%

ultimo piano con terrazzo di copertura

+15%

piano attico con terrazzo a livello

+20%


Stabile senza ascensore

 

piano seminterrato

-30%

piano terra

-20%

piano terra con giardino

-15%

piano primo

0%

piano secondo

-5%

piano terzo

-10%

piano quarto

-20%

piano quinto

-30%

ultimo piano

-40%

ultimo piano con terrazzo di copertura

+15%

piano attico con terrazzo a livello

+20%



Coefficienti di orientamento/luminosità
 

Sud/Est, Est, Sud

0%

Sud/Ovest, Ovest

-5%

Nord/Est

-10%

Nord

-15%


Coefficienti di esposizione
 

esposizione su via a basso traffico

-5%

esposizione su via rumorosa

-10%

esposizione su via silenziosa

+5%

esposizione su piazza storica

+20%

esposizione su parco, giardino, via principale, vista panoramica

+10%

esposizione su distacco

-10%

esposizione su cortile interno

-20%

esposizione su unico lato

-5%

esposizione su due lati

0%

esposizione su più lati

+5%


Altri coefficienti

Balconi e terrazzi

 

abitazioni senza balcone

-10%

abitazioni co un balcone

0%

abitazioni con due balconi

+5%

abitazioni con terrazzo

+10%


Parcheggi

 

abitazioni con difficoltà di parcheggio

-10%

abitazioni con facilità di parcheggio

+10%


Trasporti
 

mezzi pubblici vicini (entro 300 metri)

+5%

mezzi pubblici lontani

-5%


Età e Ambiente
 

stabile d'epoca

+5%

stabile in zona degradata per fattori ambientali/abitativi

-20%


Servizi
 

abitazione di taglio medio provvista di un solo bagno

-10%

abitazione di taglio medio provvista di più bagni

+5%


Riscaldamento
 

abitazione provvista di riscaldamento autonomo

+5%

abitazione provvista di riscaldamento centralizzato

0%

abitazione sprovvista di riscaldamento

-5%


Grandezza
 

abitazione di superficie inferiore a 60 mq

+10%

abitazione di superficie inferiore a 50 mq

+20%


Coefficienti per immobili locati

equo canone

-30%

se disdettato

da -30% a -20%

canone libero

-20%

 

 

• I FATTORI PER LA VALUTAZIONE

Una casa al quinto piano con affaccio Sud ovest e ascensore vale esattamente il 14,31% in più della stessa casa ma sita al terzo piano e affaccio Nord est. Se però la prima abitazione avesse il riscaldamento centralizzato e il secondo quello autonomo il gap di valore scenderebbe all’8,24%.

Non sono parole in libertà: vogliamo solo dare l’indicazione di che cosa succede a prendere troppo sul serio le tabelle che riportano i coefficienti di valutazione degli immobili a seconda delle loro caratteristiche.

Si tratta di strumenti utili, se letti come indicazioni di massima ma non possono essere presi per oro colato. Per questo preferiamo fare un elenco ragionato dei fattori che determinano, nel metodo comparativo, la stima di un immobile, senza dare cifre. In questo caso è il metodo più sicuro per non dare insieme anche i numeri…

Quando si visitano più appartamenti può essere molto utile mettere a paragone per ognuno queste caratteristiche ed è meglio farlo per iscritto.

Un discorso a parte va fatto per chi compra una casa a scopo di investimento e opta per l’occupato. In questo caso la riduzione sul valore va dal 20 al 30% a seconda del tipo di contratto in corso (equo canone, patto in deroga, contratto libero stipulato dopo il 1998), della situazione con l’inquilino (sfratto in corso o meno), della durata residuale, degli usi locali. Il valore dei box dipende dal numero di auto che vi possono trovare asilo.

Inoltre si tiene conto della facilità di accesso, della possibilità di ospitare oltre all’auto anche una moto, e, per i parcheggi interrati, anche del piano: più questo è basso meno vale il box. Il prezzo di mercato di un posto auto è influenzato in maniera decisiva dall’offerta. I potenziali utenti sono ubicati in un raggio di 2-300 metri. Se in zona aumenta l’offerta, il valore scende di molto

 

• UBICAZIONE

Le zone centrali in genere hanno maggior valore di quelle semiperiferiche o periferiche. E’ un discorso che però non può prescindere da particolari situazioni locali.

Nelle città che hanno a immediato ridosso del centro abitato un hinterland collinare con immobili di pregio (succede ad esempio a Torino, a Bologna, a Firenze), queste zone valgono come e più del centro.

A Milano il quartiere di San Siro o a Roma l’Appia Antica, pur essendo decentrati, valgono almeno come il centro storico. Vi possono poi essere particolari situazioni di degrado (presenza di malavita o di immigrazione clandestina) che deprezzano zone anche centrali.

E poi ci sono situazioni particolari (il mercato settimanale sotto casa, la presenza di locali notturni ecc) che possono far scendere il valore di strade o rioni situati in quartieri o zone teoricamente di alto pregio.

 

 

• STATO DI MANUTENZIONE

Di solito gli immobili sono divisi in tre fasce: nuovi, quando hanno meno di dieci anni o sono stati sottoposti a radicali lavori di ristrutturazione; recenti, con meno di 35 anni, vecchi.

Per casa d’epoca si dovrebbe intendere un immobile signorile di oltre cinquant’anni tenuto a regola d’arte, ma le inserzioni tendono spesso a far passare in questa categoria anche vecchie e malandate case popolari.

Lo stato di manutenzione è un aspetto fondamentale per valutare la convenienza dell’acquisto.

 

 

• ASPETTO E PREGI DELL'IMMOBILE

La cura dell’esterno e il pregio dei materiali utilizzati per le parti comuni hanno un buon peso sulla valutazione di un appartamento.

Altrettanto va detto per i servizi accessori: una piscina o un campo da tennis condominiale, gli ascensori che accedono direttamente all’appartamento o la profusione di marmo qualificano naturalmente uno stabile come lussuoso, ma anche se non si ha in mente di comprare un’abitazione di grande immagine e si cerca più semplicemente una casa classificabile come signorile o medio-signorile bisogna valutare i servizi offerti dall’edificio, come la tenuta del giardino e, ancora più importante, la portineria.

 

 

• IL PIANO

E’ un fattore decisivo: in linea di massima il valore di un appartamento sale con il salire di piano.

Ci sono però due eccezioni alla regola.

La prima, quando l’edificio è privo di ascensore.
In questo caso per ogni piano dopo il secondo il valore decresce drasticamente.

Il secondo, quando la casa affaccia su un bel giardino o addirittura su un parco condominiale.
In questo caso i piani bassi non perdono valore rispetto a quelli più alti.

 

• LA SUPERFICIE TOTALE DELL'IMMOBILE

Abbiamo detto che il parametro di base per la valutazione è il metro quadrato commerciale.

Bisogna però aggiungere che, a parità di caratteristiche intrinseche, le case di piccole dimensione (fino a 50 mq) valgono proporzionalmente di più.

 

• LA SUPERFICIE UTILIZZABILE

Altro elemento decisivo: va valutata quanta parte della superficie commerciale si possa effettivamente utilizzare.

Una casa di cento metri con 30 buttati via in atri e corridoi non si può stimare “valore pieno” per tutti i 100 metri.

 

• L'ESPOSIZIONE

Lo standard è l’esposizione su due lati, uno dei quali il Sud.

Tre o quattro lati costituiscono un plus importante, un lato solo (a meno che non si tratti di un miniappartamento) invece rappresenta un motivo di deprezzamento dell’immobile.

 

 

• LA LUMINOSITA'

E’ un fattore importante per la qualità della vita all’interno della casa.

Nelle case con riscaldamento autonomo, poi, una casa luminosa e ben esposta fa consumare meno combustibile

 

 

• L'AFFACCIO E LA PANORAMICITA'

La vista su un giardino o, a un piano alto, la possibilità di vedere liberamente i tetti delle altre case case sono aspetti che hanno il loro valore nelle case in condominio.

Nelle case indipendenti, poi, la possibilità di godere di una vista panoramica da solo può determinare (quando il panorama è veramente bello) per il 30% il valore della casa.

 

 

• FATTORI AMBIENTALI

In questi ultimi anni la maggiore sensibilità ecologica ha portato a dare valore ad aspetti come la silenziosità e la mancanza di inquinamento atmosferico.

Una casa situata in un complesso ricco di verde e di viali pedonali, isolata dal traffico cittadino, offre un plus molto apprezzato oggi.

E anche case che non godono di questa situazione invidiabile ma che comunque si trovino vicine a parchi pubblici ottengono un incremento di valore, a condizione, però, che il parco non sia mal frequentato di sera.

 

 

• PARCHEGGI E MEZZI PUBBLICI

La possibilità di avere in pertinenza un box o un posto auto di proprietà aumenta il valore dell’immobile mentre la difficoltà di sostare all’esterno ne diminuisce l’appeal.

A Milano e a Roma, gli appartamenti vicini alle stazioni della metropolitana ottengono solo per questo fatto un incremento di valore valutabile nell’ordine del 10-20% rispetto a case analoghe ma site qualche centinaio di metri più distanti. Lo stesso discorso vale per i centri dell’hinterland collegati con i capoluoghi da linee ferroviarie.

 

 

• I SERVIZI DI VICINATO

Scuole, uffici pubblici, banche nelle vicinanze sono fattori di apprezzamento; meno importanti oggi invece appare la vicinanza di negozi.

La spesa ormai viene fatta sempre più spesso con l’auto e fare cinquecento metri piuttosto che due chilometri per raggiungere un supermercato cambia poco.

 

 

 

• VISITARE L'IMMOBILE

L’inserzione pubblicitaria è attraente, le prime informazioni che abbiamo ricavato telefonando al proprietario o all’agenzie che per suo conto sta trattando la vendita ci hanno convinto che vale la pena di effettuare una visita. Se è vero che nella vita spesso la primissima impressione è quella che conta, è altrettanto certo che all’appuntamento bisogna andare ben preparati e che non bisogna lasciare che chi ci accompagna ci faccia fretta. I risparmi che stiamo mettendo in gioco sono i nostri e abbiamo il diritto di capire come li impieghiamo.

Si tratta di un esame a prima vista complesso, ma il compito è in realtà molto facilitato da un semplice fatto: non avete ancora tirato fuori una lira e se chi vende si dimostra reticente, vago, o comunque poco collaborativo potete ringraziare e salutare.

Qualche consiglio utile prima di cominciare l’esame dei cinque punti.

Farsi consegnare copia di una planimetria: serve durante la visita e anche dopo, quando si sta meditando sull’opportunità dell’acquisto magari con la consulenza di un professionista
Presentarsi in visita muniti di un nastro metrico: serve per verificare nei fatti la scala adoperata per la planimetria e la sua rispondenza alla realtà e anche per verificare che gli spazi esistenti siano adatti alle proprie esigenze (oltre che ai mobili posseduti)
Aprire le finestre e verificare il loro affaccio: serve per valutare la veduta e il rumore che arriva dalle strade
Capire come è orientata la casa, per verificarne l’insolazione.

 

 

LO STABILE

La valutazione del fabbricato è tutto sommato il compito più facile; si tratta di fare i controlli che già effettua un valutatore professionale e di cui abbiamo parlato nel paragrafo sulla stima del prezzo. Quindi informarsi sull’età dello stabile, esaminare lo stato di salute delle facciate interne ed esterne, valutare la qualità dei materiali utilizzati nelle parti comuni; se l’impianto di riscaldamento è centralizzato, informarsi sul tipo di caldaia e sul combustibile impiegato.

Se c’è una portineria (elemento essenziale di qualificazione per uno stabile che abbia pretese di signorilità) la custode potrà essere una preziosa fonte di informazione. Con molta cura andrebbero esaminate anche le parti comuni meno evidenti.

Un “trucchetto del mestiere” degli agenti immobiliari quando vanno a vedere una casa è quello di salire a piedi anche se l’ascensore funziona perfettamente: scale sporche o mal tenute, pianerottoli lasciati alla più completa anarchia sono sinonimo di amministrazione non molto accorta e di scarsa attenzione al condominio.

 

 

LO STATO DI SALUTE DELL'IMMOBILE

All’interno dell’appartamento tutti guardano allo disposizione dei locali, alla fruibilità degli spazi e alla possibilità di modificarli, allo stato di conservazione di pavimenti e impianti sanitari e non è difficile farsi un’idea di quello che si vorrebbe o dovrebbe cambiare (in genere tutto…), ma altrettanta cura bisognerebbe prestare allo stato di salute degli infissi; non è solo un fatto estetico, visto che per un buon 20% la resa (e quindi il costo) dell’impianto di riscaldamento dipende proprio dalla “tenuta” di finestre e balconi. A maggior ragione, quindi, bisogna stare attenti quando l’impianto è autonomo.L’ideale sarebbe far verificare da un tecnico gli impianti idraulico e del riscaldamento.

Ma anche senza chiedere consulenze e spendere soldi c’è un infallibile sistema per capire se c’è qualche problema: la presenza di muffe o macchie di umidità. Se si trovano sul soffitto, ci sono problemi con il bagno del vicino del piano di sopra, se sono sulla parete, in corrispondenza dei caloriferi, a perdere sono le condutture dell'acqua calda per il riscaldamento.

Se sono in bagno, sulla parete, il danno è causato da una perdita delle condutture condominiali dell'acqua. Anche se la macchia è asciutta, l'inconveniente potrebbe ripetersi se non è stata fatta una vera riparazione.

L'acqua, infatti, infiltrandosi nel muro, non segue sempre la stessa via, e solo la rimozione dell'origine della perdita è risolutiva. E sempre a proposito di infiltrazioni, bisogna stare in guardia se l’appartamento è posto all’ultimo piano, soprattutto se la copertura è di tipo piano (in linguaggio tecnico si chiama “lastrico solare”; la migliore difesa contro l’umidità e il miglior isolamento termico è dato dal classico tetto spiovente di coppi o di tegole Per quanto riguarda l’impianto elettrico, il controllo è più agevole: basta verificare che vi sia un “salvavita” e la “messa a terra”.

Se stiamo visitando una casa autonoma bisogna ricordare che le spese di manutenzione sono molto più elevate rispetto all’appartamento in condominio. A maggior ragione, quindi, bisognerà essere più attenti nell’esame.

lo stato di salute della facciata
le coperture, con una certa frequenza succede che chi vende una casa indipendente lo faccia proprio perché ha scoperto che c’è il tetto da rifare e cerca, è proprio il caso di dirlo, di far cadere la tegola in testa a qualcun altro; in particolare bisogna porre attenzione alle coperture in eternit. Non solo possono porre problemi alla salute per la loro sospetta cancerogenità, ma di sicuro porranno problemi al portafogli, perché quando bisognerà rifare il tetto bisognerà mettere i conto i pesanti costi di smaltimento del materiale e tempi molto lunghi per lo smontaggio, che deve seguire regole particolari

l’impianto di riscaldamento
Se non si è esperti di edilizia e di impiantistica è opportuno farsi accompagnare da un professionista per compiere un check up completo della casa. Lesinare su una parcella potrebbe risultare un risparmio ben poco economico. D’altra parte molto spesso chi vuole comprare un’auto usata la fa provare prima al meccanico di fiducia. Perché non bisognerebbe fare lo stesso per un investimento decine di volte più rilevante?

 

IL QUARTIERE

Gli agenti immobiliari usano dire che se si vuol comprare una casa in un quartiere di cui non si conoscono vita morte e miracoli la cosa migliora da fare è mettere una branda sotto la casa e stazionarvi una settimana. Non è un consiglio così paradossale come potrebbe sembrare: la zona potrebbe riservare sgradite sorprese una volta che la si conosca.

Ci potrebbero essere movimenti serali poco raccomandabili, esercizi pubblici aperti fino a notte fonda e frequentati da giovani fracassoni, il mercato ambulante che una o due volte la settimana rende imparcheggiabile l’auto, un parroco troppo entusiasta nel cantare di primo mattino le lodi al Signore.

Per questo, se si è interessati a un immobile in una strada che non si conosce già a menadito il consiglio da dare è quello di recarsi a verificare la situazione ambientale più volte e in orari sempre diversi rispetto a quello in cui si è effettuata la visita all’appartamento.

 

• REGOLARITA' CATASTALE ED IPOTECARIA

E’ inutile nasconderlo: comprare casa comporta qualche rischio, perché le leggi italiane non tutelano a sufficienza il potenziale acquirente. E’ necessario effettuare alcuni controlli formale per valutare se la transazione presenta aspetti a rischio. In questo caso avere a che fare con un’agenzia immobiliare seria e con un nome da difendere sul mercato è una garanzia molto importante, perché i controlli sulla vendibilità dell’immobile li fa preliminarmente l’agenzia, che non ha nessun interesse a rischiare il suo nome per guadagnare una parcella in più.

Se si tratta direttamente con un privato i punti su cui concentrarsi sono quattro:

La titolarità del possesso.
Chi vende deve essere necessariamente il proprietario, o il suo procuratore nominato con atto notarile. La titolarità del possesso è verificabile presso la Conservatoria del registro (dove si può anche controllare l'esistenza di ipoteche) nel capoluogo della provincia in cui si trova l'immobile.

La presenza di eventuali ipoteche.
Nell’atto di trasferimento è scritto che l’immobile è venduto libero da ipoteche, ma attenzione, il notaio, senza uno specifico incarico da parte del cliente e se l’atto di vendita rogito avviene nella forma della scrittura privata autenticata (ne parliamo nel paragrafo dedicato al rogito) non ha l’obbligo professionale di verificare che le dichiarazioni del venditore siano autentiche. Se il venditore dichiara il falso sono guai. L'ipoteca infatti segue l'immobile e non chi l'ha accesa, e se non la si paga c'è il rischio di un'esecuzione immobiliare, cioè di una vendita all'asta giudiziaria, per evitare la quale non resta che pagare il debito residuo. Anche se una situazione del genere permetterebbe sicuramente la risoluzione del contratto di compravendita, farsi ridare i soldi non è cosa affatto agevole, specialmente da persone che fanno trucchi del genere. Esiste però un modo di controllare l'esistenza di ipoteche ci si può recare alla Conservatoria dell'ufficio del registro immobiliare (che è più aggiornato del catasto) con nome, cognome, data di nascita e paternità del venditore. Dopo un po' di coda si potrà sapere se a quel nome risulta intestata la registrazione di una qualsivoglia ipoteca.Questi controlli sono inutili se per acquistare l’abitazione si intende accendere un mutuo. In questo caso sarà la banca a verificare nel suo proprio interesse l’esistenza di precedenti ipoteche Se invece si reputa conveniente accollarsi un mutuo esistente, bisogna verificare che il venditore sia in regola con i pagamenti.

La corrispondenza tra la planimetria esistente al catasto e quella attuale.
Abbiamo accennato sopra alla necessità che tutte le variazioni siano state autorizzate o condonate. Di norma nel rogito è contenuta una dichiarazione del venditore sulla regolarità edilizia dell’immobile e i controlli sulla planimetria sono compiuti di routine dai notai ma anche qui vale quanto detto a proposito delle ipoteche. Molta attenzione va posta all’esistenza di eventuali condoni, visto che le domande sono valutate ad anni di distanza e possono anche essere respinte. Introducendo nel rogito una clausola per cui tutte le spese derivanti da irregolarità urbanistiche compiute dal venditore rimarranno a suo carico ci si mette al riparo da sorprese, ma è meglio sapere prima come stanno le cose.

La professione del venditore.
Bisognerebbe sempre sapere se chi vende è un soggetto a rischio di fallimento e quindi se ha un’attività imprenditoriale in proprio o in una società di persone (S.n.c., S.a.s.).
Nel malaugurato caso di un crac del venditore, la casa che si intende acquistare servirebbe per soddisfare le pretese dei creditori e tutte le somme versate a titolo di acconto finirebbero nel calderone del passivo. Se si ha il sia pur minimo sospetto bisognerebbe spingersi fino a far effettuare una misura sul bollettino dei protesti e assumere informazioni bancarie.

 

 

• CONDOMINIO E SITUAZIONE FISCALE

Le spese condominiali sono a carico di compra un’abitazione dal momento in cui viene firmato il rogito. Questo in teoria.

Nella pratica succede invece che se ci sono pendenze arretrate l’amministratore ha il diritto di chiedere il pagamento al nuovo proprietario, lasciando che sia questi a rivalersi con il venditore.

La cosa migliore perciò rimane farsi dare da chi ci vuol vendere la casa tutta la documentazione relativa agli ultimi due-tre anni, con i verbali di assemblea (dai quali desumere se sono in programma spese di manutenzione straordinaria) e le ricevute dei pagamenti all’amministratore.C’è chi suggerisce di telefonare all’amministratore per chiedergli tutte queste informazioni.

In realtà, con la legge sulla privacy è un consiglio del tutto inutile, perché l’amministratore di norma si trincera dietro le esigenze di riservatezza per non rispondere alle domande. D’altro canto una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che è illegittimo dire agli altri condomini se un proprietario non paga le spese. Se non si può dare questa informazione a chi potrebbe essere chiamato a rispondere in solido (quando un condomino non paga per la quota di spese gli altri devono far fronte di tasca propria, salvo poi rivalersi) figuriamoci se la si può dare a un estraneo. Altro è il discorso se la reticenza proviene dal venditore.

E' comunque possibile far inserire nel compromesso e nel rogito una clausola nella quale si dichiari esplicitamente che tutte le spese condominiali, fino alla data del rogito, restano comunque a carico del venditore. Particolarmente se fin dal compromesso vengono consegnate le chiavi è importante aggiungere questa clausola; non è facile dimostrare, dato che si ha già l'uso dell'appartamento, che non ci si intendeva anche accollare le spese condominiali.

Molta attenzione va posta all’eventualità che il condominio abbia in corso azioni giudiziarie. Anche se ci si dissocia dalla lite (per farlo, si hanno trenta giorni dopo il rogito) si può essere chiamati a contribuire alle spese che gravassero sul condominio in seguito alla sentenza.Infine, è necessario esaminare il regolamento condominiale, facendosi chiarire se si tratta di norme di tipo contrattuale o assembleare. Tra i due termini corre una differenza fondamentale: le disposizioni del regolamento contrattuale infatti si possono modificare solo con l’unanimità dei condomini mentre per i regolamenti assembleari è possibile la modifica a semplice maggioranza. Una grande attenzione va dedicata soprattutto a come vengono ripartite le spese: se per esempio si vuol comprare una casa al primo piano e il regolamento contrattuale stabilisse che le spese dell’ascensore si suddividono per millesimi e non per piano (norma palesemente iniqua ma legittima) non ci si potrebbe fare proprio nulla, perché i condomini dei piani alti non acconsentiranno mai alla modifica.

Un regolamento non si occupa solo di spese, ma stabilisce anche norme comportamentali che possono, almeno in teoria, limitare fortemente la libertà dei singoli. Ad esempio ci può essere il divieto a tenere animali. Se si ha un cane probabilmente è meglio rinunciare a comprare. Infine, uno sguardo al fisco. Non ci si deve preoccupare in linea di massima dei rapporti del venditore con l’Erario, perché le responsabilità in questo campo sono sempre come i biglietti del tram: personali e non cedibili per cui se anche il venditore ha evaso l’Ici per qualche anno saranno problemi suoi, però sapere subito quale valore catastale ha l’immobile è un’informazione importante per poter pianificare le spese di acquisto e della successiva gestione.

L’unico caso (ma è un’ipotesi di scuola che ben di rado si verifica nella prassi) in cui l’acquirente può essere penalizzato d a un’evasione fiscale dell’acquirente riguarda l’Invim. In questo caso, infatti, per l’Erario scatta un privilegio sull’immobile e se il venditore non paga (e per non farlo ha un solo modo: dare un assegno scoperto al notaio) l’acquirente è costretto a saldare lui il dovuto, per rivalersi poi sul venditore.

 

 

• VERIFICARE IL PREZZO DI MERCATO

Abbiamo visitato una casa, ci piace, ci convince, ma abbiamo (capita sempre) il sospetto che il prezzo richiesto sia troppo alto. Come valutare se la richiesta è in linea con i valori espressi dal mercato prima di cominciare la trattativa?

Se si conosce un agente immobiliare di fiducia e se non si è restii a mettere mano al portafogli per una perizia si chiede di effettuare una seconda visita all’appartamento assieme al professionista. Questo è un comportamento assolutamente normale nel mondo anglosassone, ma molto poco diffuso da noi (e si tratta di un errore). Se non si vuole seguire questa strada bisogna per forza di cose farsi un’idea personale dei valori medi di immobili analoghi a quello visitato e sulla base di questo effettuare la comparazione.

La prima fonte di informazione sono i borsini pubblicati periodicamente da giornali e riviste specializzati; i giornali però non fanno altro che riprendere e sintetizzare i dati che vengono dagli uffici studi di società, centri ricerca, associazioni di categoria, enti pubblici (ad esempio le borse immobiliari) e quindi può essere ancora più opportuno rivolgersi alla fonte originaria. I listini delle principali società immobiliari, ad esempio, sono gratuiti e basta rivolgersi a una filiale per avere una copia della più recente pubblicazione.

I listini però hanno un difetto ineliminabile: presentano quotazioni medie, che spaziano in una forbice minimo massimo molto ampia, e suscettibile di ulteriore variazioni in presenza di particolari condizioni. Quando un borsino dice che in una certa zona le case ristrutturate costano da 4 a 6 milioni al metro e che, a seconda dell’edificio, i valori possono variare ancora del 15% in realtà ottengo l’informazione che una casa può valere da 3.400.000 a 6.900.000. Un po’ vago.

Per cui bisogna darsi da fare direttamente, mettendo a confronto i prezzi cui sono offerti (e anche questo comunque è un limite, perché il lavoro andrebbe fatto sui prezzi a cui si concludono le trattative non a quelli con cui si aprono) altri immobili in zona, informandosi presso le agenzie. Internet e in particolare Cercacase.it, con il suo ampio ventaglio di offerta, consente di svolgere questo lavoro rapidamente e senza muoversi dalla scrivania.

 

 

 

• VALUTARE UNA CASA ANCORA IN COSTRUZIONE

Comprare un appartamento ancora in costruzione presenta due vantaggi molto rilevanti. Il primo è la possibilità di adattare l’alloggio alle proprie esigenze. Il secondo è che le case nuove sono fatte meglio di quelle degli scorsi decenni: sono tagliate senza spreco di spazi, sono predisposte alle nuove tecnologie, costa meno riscaldarle, per anni non avranno bisogno di ristrutturazione.

Vi sono anche due controindicazioni altrettanto pesanti. Il primo è che, soprattutto se si prenota a cantiere appena aperto, una previsione sui tempi di consegna è sempre aleatoria. Il secondo è che le somme versate fino al rogito sono a rischio. Se il costruttore fallisce (e il rischio è molto più forte rispetto a quando si compra una casa usata) si entra nel novero dei creditori.

Insomma, chi compra compie un atto di fede nei confronti del costruttore.

Parlando delle precauzioni da adoperare nell’acquisto nel paragrafo precedente abbiamo consigliato di adoperare molta prudenza. Ebbene, nel caso di un acquisto in cantiere la cautela deve essere ancora maggiore.

 

 

• LA SITUAZIONE DELL'IMMOBILE

Per costruire un qualsiasi immobile serve la concessione edilizia; si tratta di un attestato che certifica la rispondenza del progetto al piano regolatore.

Nulla vieta di mettere in vendita una costruzione per il quale si è ancora in attesa di concessione o di annunciare la realizzazione di un edificio per il quale si è addirittura presentata una richiesta di variante al piano regolatore; se però volete un consiglio, lasciate che in questi casi ad attendere sia il costruttore.

Un altro controllo che a voler essere proprio scrupolosi andrebbe fatto è quello sulla proprietà del terreno; il rischio che, più o meno in buona fede, un costruttore stia edificando su un’area non sua è veramente limitato, ma se succedesse sarebbero guai: una volta costruita la casa sarebbe di proprietà del padrone del terreno.

 

  

 

 

• IL PROMOTORE

Bisogna stare molto attenti a non fare confusione; nella costruzione di una casa possono intervenire due o tre distinti soggetti: il primo è chi promuove l’iniziativa (e questi deve essere il proprietario del terreno); il secondo è l’impresa edilizia che provvede all’edificazione.

A volte può intervenire una terza società, che cura la commercializzazione del progetto. Il soggetto di gran lunga più importante è il primo; questi è, a tutti gli effetti il costruttore e questi è la vostra controparte.

Certo bisogna fare un atto di fede nei suoi confronti, ma anche la fede può essere cieca oppure aiutata dal conforto della ragione. Non è difficile trovare notizie sull’affidabilità di un promotore. Se è sulla piazza da anni, se la sua società ha un capitale sociale importante, se (ma questo è abbastanza difficile da sapere) sta costruendo autofinanziandosi almeno in parte è un conto; se invece si tratta di una società mai sentita, magari una srl con capitale sociale di qualche decina di milioni (il minimo è venti) è meglio diffidare.

 

• IL CONTRATTO

Va letto con la massima attenzione, prestando particolare cura a eventuali clausole di revisione prezzi.

Cautela va usata anche se il costruttore adopera termini troppo vaghi sui tempi di consegna.

 

 

• LA FORMULA DI PAGAMENTO

L’ideale sarebbe frazionare il più possibile i pagamenti seguendo l’avanzamento dei lavori.

Diffidare di chi chiede versamenti troppo ravvicinati o troppo alti ad inizio lavori e soprattutto di chi vuole cambiali a garanzia. Riservarsi sempre una quota (almeno il 10%) da versare a rogito effettuato (attenzione: non alla semplice consegna della chiavi).

Alcuni costruttori, sull’esempio di quanto succede in Francia dove questo comportamento è obbligatorio, prestano garanzie (fideiussioni bancarie o assicurative) sulle somme ricevute dall’acquirente prima del rogito.

E’ un comportamento del tutto facoltativo e che comporta un costo per il costruttore, per cui si tratta di una prassi lodevole ma ancora poco diffusa.

 

 

• IL CAPITOLATO DEI LAVORI

Molti immobiliaristi tendono a confondere il capitolato con gli indumenti delle soubrettes: più sono succinti, meglio è.

Altri invece adoperano la tecnica del “fumo negli occhi”: pagine e pagine di parolone altisonanti e di specchietti per allodole per scrivervi in un contratto che vi daranno il videocitofono e la vasca con idromassaggio, nascondendo tra le pieghe che le murature saranno più o meno di carta velina.

Non bisognerebbe esitare a chiedere spiegazioni al venditore su tutto quello che non si capisce (la terminologia edilizia è un gergo e come tale è compreso appieno solo dagli “iniziati”) , e, in caso di dubbio, ricorrere alla consulenza di un esperto.

 

 

      

 

 
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